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Condividiamo lo schermo con Lux e Rhyme di Arcadia Cafè

Tra le varie cose non particolarmente volontarie che ho dovuto inserire nella mia daily routine da quando ho deciso di lanciare Indieca, quella che mi è più difficile affrontare è la comunicazione
sui social network.
Una giungla in continua evoluzione che spesso tira fuori il peggio dalle persone, un mondo misterioso in cui un pescivendolo napoletano che urla ai quattro venti “buongiorno pescheria” passa da TikTok alle serate in discoteca, un crocevia di egomaniaci che necessitano validazione da sconosciuti in astinenza di dopamina.

Questi, quantomeno, erano i miei pensieri nei primissimi giorni di TikTok, quando ho iniziato l’operazione “svecchiamento sociale”.
I social li abbiamo conosciuti dagli albori: io faccio parte di quella generazione che è andata ai primi party con la mappa cartacea chiedendo indicazioni ai passanti, si riuniva sugli ormai semi-defunti forum e ha visto la nascita del fenomeno social con MySpace ad agosto 2003. A 21 anni di distanza devo dire che forse la situazione ci è scappata di mano, ma non basterebbero sicuramente 500 parole per snocciolare questa questione, quindi concentriamoci sul nostro amato settore videoludico.

My first reaction? Shock (cit.) derivato soprattutto dal fastidio profondo che provo per l’over excitement che contraddistingue un buon 80% dei video di settore. Abbiamo gli streamer con le loro reazioni esagerate a una semplice caduta (che i maligni come me sospettano sia pure non organica e dolosa) oppure i content creator che mettono una quantità di accenti mastodontica non richiesta e ci raccontano notizie di dubbio interesse come se stesse partendo la terza guerra mondiale.

La mia voglia di portare il mio messaggio in quel contenitore era sotto i piedi, finché una concatenazione di eventi mi ha fatto parzialmente cambiare idea.
Il primo evento live in cui abbiamo presentato Indieca è stato lo Svilupparty di Bologna, preceduto da un evento alla Bologna Game Farm dove, tra gli altri, parlavano anche Cristian ed Eleonora di Bad Vices, ospiti dello schermo condiviso del livello 20.
Il giorno dopo, l’algoritmo mi ha messo davanti un video in cui una ragazza solare con i capelli rossi camminava per le vie di Bologna raccontando dello Svilupparty, in sinergia con una voce
fuori campo divertente e un montaggio di qualità.

Fu così che, oltre a scoprire per la prima volta Lux e Rhyme di Arcadia Cafè, compresi che un altro modo di fare comunicazione fosse possibile, e dissi subito al mio socio Mattia che approvavo il lancio del TikTok di Indieca.
Carichi come molle, iniziamo a creare i primi edit di dubbia qualità su CapCut e, volendo subito partire con una staffilata ai tripla A, facciamo un video con il noto meme della scena in cui Tony
Montana in Scarface conta migliaia di dollari.

Ma il nostro errore di valutazione, ovvero inserire la traccia originale del film, non è stato preso di buon cuore dall’algoritmo di TikTok, che ci ha spediti subito nel purgatorio del soft-ban.
I nostri video erano crollati a un numero di visualizzazioni che si contavano sulle dita di una mano, e noi eravamo confusi e quasi convinti a reiniziare tutto da zero.

Fortunatamente, ho deciso di fare la mossa “Kansas City” e di contattare le uniche persone di cui mi fidavo in quel nuovo mondo: Arcadia Cafè.
Da lì ho capito che, oltre a essere dei bravi divulgatori, erano anche effettivamente delle brave persone perché, nonostante gestiscano una pagina di successo, si sono presi la briga di rispondere a degli scappati di casa come noi, aiutandoci a capire meglio la situazione.

Da quel momento ho subito sentito la voglia di scambiare idee e pensieri con loro, e quando è nato Schermo Condiviso sono stati subito tirati in mezzo.

Il risultato lo potete sentire nell’episodio 21 di Indieca Podcast feat. Arcadia Cafè.

Ascolta l’episodio 21 di Indieca Podcast con ospiti Lux e Rhyme di Arcadia Cafè:
Spotify – Intervista a Arcadia Cafè

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Leonardo Tedeschi

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